lunedì 21 dicembre 2009
martedì 15 dicembre 2009
Inquieta
Sogni orrendi.
Lo sguardo sbarrato, nel buio.
E' la sensazione che ti accompagna finché non ti decidi a aprire gli occhi. Ad accendere la luce e accettare che è un altro giorno. Nonostante vada tutto bene. Nonostante tu abbia tutto quello che vuoi. Forse è così. Forse è vero che non si può fare a meno di sentirsi perennemente inquieti.
Una volta ho detto a un'amica che è la paura a renderci vivi. Ci credo davvero, non è retorica. Ma a volte non riesci a capire da dove venga. Sai solo che c'è. Allora puoi decidere. Puoi nasconderti o godertela. Fino in fondo.
Sprofondare, annegare, lasciarti assorbire.
Chi mi conosce sa già cosa ho scelto. Ma sono capricciosa. Domani, o alla prossima canzone, l'avrò già dimenticato.
venerdì 11 dicembre 2009
1° mini-concorso "pink posting"
Il blog di Lei scrive indice il primo mini-concorso “pink posting” per post che parlino di DONNE.
Donne vive, leggere, vere.
Dal 14 al 31 dicembre 2009 potrete inviarmi i link a leiscrive@yahoo.it o sulla pagina di Facebook.
Non si paga niente, non si vince niente.
I link migliori finiranno in post dedicati sul mio blog.
Allo scrittore del mio post preferito regalerò una chiavetta usb “griffata” Lei scrive!
giovedì 10 dicembre 2009
Giovedì mattina in ritardo
giovedì 26 novembre 2009
martedì 24 novembre 2009
venerdì 20 novembre 2009
Da qui
martedì 17 novembre 2009
martedì 10 novembre 2009
lunedì 2 novembre 2009
Un nuovo viaggio
Nonostante i buoni propositi di iniziare dopo la laurea, nonostante non abbia effettivamente il tempo per farlo, ho iniziato a scrivere il mio secondo romanzo.
Mi mancava. Sono terribilmente irritabile quando non scrivo. Un mio prof dice che è un po' come buttare via la spazzatura interiore. Un'espressione perfetta. Quello che so, è che mi fa sentire leggera. Così lascerò che queste nuove pagine mi assorbano, le riempirò di segni d'inchiostro e monterò su questo treno. Chissà dove mi porterà, stavolta.
Parto di nuovo dal mio letto. Da un'immagine nella mente e da "Ti vorrei sollevare" che mi fa compagnia.
venerdì 30 ottobre 2009
martedì 27 ottobre 2009
lunedì 26 ottobre 2009
Acme Co.
giovedì 22 ottobre 2009
Perle di saggezza
E.: "non c'è niente da fare, gli uomini a volte proprio non capiscono..."
Lei: "puoi avere il miglior esemplare d'uomo, ma resta pur sempre un uomo"
martedì 20 ottobre 2009
A braccia aperte
Chiudo gli occhi e mi vedo. A fare piroette veloci in un campo di girasoli. A urlare contro il vento, le braccia spalancate e la testa buttata all'indietro. A correre sotto la pioggia, i capelli incollati sul collo e sulle guance.
Non sono più sul mio letto con computer sulle gambe, ma altrove. Lontana.
E' come tuffarsi dall'alto, il mare sotto di te. E' quel vuoto nello stomaco che toglie il fiato, solo per un po'. Ed è la luce che vedi apparire in lontananza, fra lo strato d'acqua che ti separa dal cielo.
In continuo movimento.
Respiro.
Vivo.
Open arms-Gary Go
lunedì 19 ottobre 2009
sabato 17 ottobre 2009
I gotta feelin'
All'attivo:
-un vestito blu
-un vestito fantasia svolazzante
-un cappotto bianco
-una cintura nera
-una maglia grigia di cachemire
I gotta feelin' that tonight's gonna be a good night...
venerdì 16 ottobre 2009
Back to blog
Ho iniziato a lavorare come copy per una società di progetti start-up. E' un'esperienza davvero interessante e stimolante. In più questo mercoledì ho inviato il mio primo romanzo al Premio Calvino, dopo un'estenuante lavoro di correzione che mi ha portato via non poco tempo. Incrocio le dita. Quando saprò qualcosa di più vi farò sapere.
Oggi volevo lasciarvi un paio di link di siti che mi è capitato di incrociare in rete in questi giorni. Questi ragazzi fanno dei lavori a parer mio geniali!
http://www.ninjamarketing.it/
http://www.guerrillamarketing.it/
A presto!
*Lei*
domenica 4 ottobre 2009
Il giorno in più
Quest'uomo ci conosce.
lunedì 28 settembre 2009
Addio Pet Society!
Dopo quasi un anno di totale dipendenza, finalmente mi sono disintossicata dall’applicazione Facebook “Pet Society”.
Era cominciato per gioco, con la mia amica Vicky che mi invitava a crearmi un animaletto virtuale personalizzato. Non ho esitato a dare vita a Priscilla, una gattina rosa con grandi orecchie e l’aria furba, proprio come la sua omonima reale.
Mi sembrava divertente. Solo poco tempo dopo ho scoperto che potevo sfamarla, lavarla, farla giocare. Fin qui tutto bene. Finché non ho visto loro: i negozi.
Ora, per quei pochi che ancora non l’avessero provato, Pet Society è un gioco molto intuitivo, ha una grafica semplice, ma ben fatta e gli oggetti che puoi acquistare sono veramente realistici.
Quando mi sono iscritta i negozi erano sei, adesso sono molti di più. Fra questi un negozio di vestiti, un alimentari, uno di arredamento e uno chiamato “Luxury”, con tutti gli oggetti più cari. Perché si, attraverso varie attività, il tuo cucciolo virtuale guadagna monete d’oro da spendere e spandere dove meglio crede.
La cosa più accattivante e allo stesso tempo distruttiva (è uno dei motivi che mi ha incatenato a questo gioco…), è che nei negozi di Pet Society puoi trovare veramente di tutto. Dal pianoforte a coda alla Jacuzzi, dal letto a baldacchino a un completino da fata o da cheerleader. Divani sfarzosi, palloncini, ferro da stiro, computer, televisore al plasma, macchina per il caffè. Persino una serie di carta da parati e moquette per riprodurre la location di una spiaggia in una delle stanze.
Assurdo!
Come se questo non bastasse, tutti i lunedì mattina c’è un aggiornamento del programma e vengono aggiunti oggetti sempre nuovi.
Ora immaginatevi me, 22 anni tra una manciata di giorni, intenta a spazzolare una gatta virtuale e arredare una casa come la migliore delle interior designer. Compro tappeti, lampadari, tende, mobili e cuscini. Vado a trovare tutti i miei amici (si, ogni animale ha i suoi amici!) per guadagnare più monete da spendere in altrettanti tappeti, lampadari, tende, mobili e cuscini, in attesa del lunedì mattina. Non potevo fare a meno di accedere almeno un paio di volte al giorno, per assicurarmi che Priscilla fosse pulita, che non le mancasse da mangiare o perché mi ero scordata di comprare quel meraviglioso tavolino da caffè al Forniture.
La follia.
Come ho fatto, allora, a liberarmi dalla tirannia di questi dolcissimi animaletti?
Mi sono bastate due provvidenziali settimane al mare senza computer per perdere completamente interesse nel gioco. Al mio ritorno ho provato più volte a premere la zampetta azzurra e a rientrare, ma mi sembrava noioso, non più così coinvolgente.
Segno che, come al solito, tutto sta solo nella mia testa.
E pensare che da piccola mi sono rifiutata di comprare un Tamagotchi perché lo trovavo un inutile spreco di tempo.
mercoledì 23 settembre 2009
Fujiyama
Per non fare bocconi troppo grossi abbiamo chiesto delle posate.
“Come fanno i giapponesi a mangiare tutto intero?”, chiede.
Me lo domando tutt’ora.
“È un peccato che abitiamo così lontane”, penso.
“È un peccato”, fa lei.
martedì 22 settembre 2009
giovedì 17 settembre 2009
Signorina? Signorino?
Come dice sempre la mia amica Viky, da vecchie sembreremo delle bambine con le rughe.
Stavo pensando a questo, ieri sera, mentre guardavo “Il diavolo veste Prada” e sbavavo sulle scarpe, sulle borse e sui cappotti (oh-mio-dio il cappotto bianco!) di quella fortunella di Anne Hathaway. Poi mi sono ricordata di una cosa che mi è successo qualche anno fa. Ero andata nella soleggiata Rimini per assistere ad un contest di hip-hop. Era maggio e più che la danza mi interessava raccogliere i primi raggi dell’estate sdraiata su un lettino. Così mi ritrovai al bar di uno stabilimento balneare.
Al tavolo accanto al mio, due donne sulla cinquantina, le tette gonfie come palloni e la pelle tirata e avvizzita dalle frequenti visite alle Lampados.
Il cameriere si avvicina, pronto a prendere l’ordinazione.
E rivolgendosi alla bionda, o meglio a quella evidentemente finta-bionda: “buongiorno signora, è pronta per ordin…”. Non fa nemmeno in tempo a finire la frase che lei fa, con un’espressione a metà fra lo stizzito e il sensuale: “signorina!”.
Signorina.
Ma come…sembri una Sansweet!
Così, come al solito, mi sono messa a pensare. Questa distinzione signorina-signora dev’essere un residuo dei tempi in cui si era soliti mettere un confine fra la donna non sposata (poverina) e quella ormai felicemente coniugata. Quindi, se a vent’anni avevi marito e figli a carico eri già una signora.
Ma guarda che strano, e io che ho sempre pensato che andasse più in base all’età. Quando, a un campo estivo, un bimbetto mi ha preso per meno e mi ha chiamato signora, mi sono sentita letteralmente gelare il sangue.
“Signora a chi!?”.
E poi come al solito, l’altra faccia della medaglia. Com’è che nessuno si è mai preso la briga di distinguere fra signore-signorino? Un uomo non sposato non è un signorino. È semplicemente se stesso, il signor taldeitali.
Perché per me dev’essere diverso?
Allora spero che mi chiameranno signora quando avrò l’aspetto di quella bambina con le rughe. E se sarò “single” (prima era zitella, per lo meno ora è single) a 70 anni non sarò una signorina.
Sarò io.
Semplicemente Lei.
lunedì 14 settembre 2009
giovedì 10 settembre 2009
Battito
In estasi.
In silenzio.
È strano alzare le mani verso il soffitto nel tuo letto, gli occhi chiusi, ricordando un’emozione? Non servono parole. Se qualcuno mi avesse visto avrebbe detto che ero pazza. Ben venga. È il cuore che mi guida. Ed è così raro.
Sarebbe come rinunciare a vivere.
Sono due gatti che miagolano sotto la luna. È il primo raggio di sole dopo l’ennesima notte.
Sento che se solo mi muovessi, tutto questo finirebbe. Allora preferisco rimanere immobile, le luci basse. Il profumo del mio balsamo per capelli.
lunedì 7 settembre 2009
Sfumature
Mi ricordo ancora l’emozione che provavo quando l’aprivo; erano le Ferrari delle matite. Per prima cosa erano tantissime, almeno così mi sembrava. Ogni colore aveva tutta una gamma di belle sfumature. E poi erano tutte perfettamente appuntate.
Semplicemente stupende.
Allora le prendevo e le provavo una ad una su un foglio bianco. Un piccolo arcobaleno di carta. Poi le richiudevo con attenzione, riponendole ognuna al proprio posto e le mettevo in bella vista nella mia camera, in attesa del momento in cui avrei potuto usarle.
Solo che quel momento non arrivava mai. Perché io, allora come adesso, sono una che non colora. Nel senso che si, mi capita di fare dei disegni, ma rimangono sempre spogli. Come quegli album da colorare.
Alle elementari era una tortura. Perché colorare è una dei compiti più gettonati che le maestre affibbiano ai bambini. Ti danno un disegno tutto-linee e ti dicono semplicemente: “coloralo!”.
Uno strazio.
Non sapevo mai come fare. Mi faceva una fatica tremenda. Alla fine avevo trovato un metodo geniale. Appuntare una matita fino a formare una polverina fine fine, per poi spargerla per tutto il disegno con la punta del dito. E mi sentivo anche discretamente creativa. Solo che il risultato era un foglio sbiadito e impiastricciato.
Alla mia maestra non piaceva.
Eppure guardando i disegni delle mie amiche, così vividi, quasi potessero uscire dal foglio, non potevo fare a meno di pensare che c’era qualcosa che non andava in me.
Doveva essere davvero bello colorare!
Ma no, non faceva per me.
Loro coloravano. Io scrivevo.
Non c’è niente che mi piaccia di più del bianco e nero. O meglio, del bianco e grigio lapis. Ma quello delle matite è un ricordo che conservo gelosamente. Quei bastoncini colorati mi hanno fatto capire che non tutti siamo bravi a fare le stesse cose.
Insomma, è inutile che mi illuda di mettermi davanti a un foglio bianco e riuscire a tirare fuori un capolavoro alla Monet.
Un fiasco totale.
D’altronde, il concetto di sfumatura l’ho imparato anche così…
venerdì 4 settembre 2009
notte
martedì 1 settembre 2009
lunedì 31 agosto 2009
Non riesco a dormire.
Forse perché ho troppi pensieri.
Quello che fa più male è il senso di inquietudine. L'idea che ti manchi qualcosa.
La notte è menzognera. Ti confonde, ti logora. Ti fa perdere nel silenzio di luce.
Non ti indica la strada.
Mi basterebbe smettere di pensare, almeno per un minuto. 60 secondi di inesorabile vuoto.
Alla ricerca di un'assenza. O forse di una presenza.
Non mi spengo.
Ci provo, ma non mi spengo.
giovedì 27 agosto 2009
That's amore( o quasi...)
domenica 23 agosto 2009
L'ultimo arrivato
Un bagno come tanti.
Sole a picco.
Sono sdraiata sul lettino a riposarmi. Accanto a me un capannello di uomini. Li conosco tutti. Sono un po’ l’arredamento di quando vengo al mare qui. Tutti amici di mio padre. Passano le ore a parlare sotto l’ombrellone del padrone di casa di turno (alla faccia di chi dice che le donne sono pettegole).
Quest’anno, quando sono arrivata, a sorpresa mi sono accorta che ce n’era uno nuovo. Lo chiamerò R.
Conoscendo il resto del gruppo mi immaginavo che R. sarebbe rimasto escluso, un po’ come quei bambini che vedi in disparte ai giardinetti pubblici.
Niente di più sbagliato. Dopo mezza giornata rideva e scherzava con disinvoltura con tutti gli altri. Sicuro di sé, passa da un ombrellone all’altro, attaccando bottone con persone conosciute da 24 ore.
Adesso è uno di loro.
Detto questo, mi giro dall’altra parte della spiaggia e mi metto a osservare l’altra metà della storia. Le donne: mia mamma e le sue amiche. Alcune leggono delle riviste, altre parlottano fra loro. Una sta uscendo, modello sirenetta, da un’acqua tutt’altro che caraibica. “Ci sarà anche la moglie di R.”, mi dico.
Niente da fare.
È da sola, soltanto un paio di ombrelloni più lontano. Che delusione. E io che ci speravo. Mai una volta che i fatti mi smentissero.
Però una cosa a nostro favore la devo dire. Al contrario degli uomini noi non abbiamo facili argomenti di conversazione. O comunque non ne abbiamo uno equivalente al calcio. L’altro giorno non si parlava che del Trofeo Berlusconi.
“Diego ha fatto una grande partita!”.
E ancora: “Nesta è un Signor Difensore!!”.
Intanto la signora R. è sempre da sola col suo libro. Mi piacerebbe andare a dirle qualcosa. Ma non saprei da che parte iniziare.
Chissà che non funzioni dirle che Pirlo ha una bella “visione di gioco” o che Zambrotta non ha “dato profondità alla squadra”.
sabato 22 agosto 2009
...
Ingoiami
in questa notte.
E il vento caldo su di noi.
E le stelle sopra di noi…
L’angelo del tempo, assonnato, si smarrisce.
Fiocchi di luna sulla mia pelle d’ebano.
E noi.
Come quel sogno che al mattino si dissolve,
come creta malleabile e ardente, noi.
Nell’anima un sussulto che muore sulle labbra,
un lontano e indefinibile profumo di vaniglia.
Il bisbiglìo del mare accarezza il nostro abbraccio.
E la sabbia bianca sotto di noi.
E le stelle sopra di noi.
Nel cuore il ricordo che
nella mente trasfigura.
Sul collo, placido, il tuo respiro.
mercoledì 5 agosto 2009
Siamo donne (parte II)
Il problema più grande delle donne non solo gli uomini, ma le donne stesse. Non mi stancherò mai di dire che se solo ci fosse più solidarietà femminile potremmo conquistare il mondo. Una sera durante una cena fra amiche ci siamo messe a guardare un programma in televisione. Non ricordo esattamente quale, non è questo l’importante. Quello che mi ha colpito veramente quella sera è stato il commento della ragazza seduta accanto a me che quando ha visto uscire la presentatrice (bellissima e ben vestita) ha esordito con un: "chissà quella chi si è portata a letto per arrivare fin lì". Sono rimasta di sasso. Se non l’avessi conosciuta personalmente avrei pensato che fosse un uomo travestito. Come possiamo pretendere che ci prendano sul serio se noi stesse la pensiamo così? Terribile. Come quando in una stanza entra una bella ragazza e le altre, fidanzate e non, la squadrano con uno sguardo di ghiaccio alla "ma chi si crede di essere?".
Per questo ci servono gli uomini. Senza pretesa di conoscerli uno per uno, permettetemi di generalizzare. Gli uomini sono più semplici, il che non vuol dire più stupidi, semplicemente sono più diretti. Non sapete quanto l’apprezzo. Niente strategie, niente frecciate alle spalle, niente mezzi sorrisi. Sa hanno qualcosa da dire se lo dicono in faccia ed è più facile che ci scappi una scazzottata piuttosto che un pettegolezzo al telefono o, meglio, sulla chat di facebook.
Questo l’ho imparato soprattutto dai miei amici maschi. Mi piace parlare con loro. Scopro sempre un sacco di cose interessanti. Tipo che, a sorpresa, alla bellona impomatata preferiscono una ragazza col cerchietto in jeans e maglietta e che, questa non è una novità, la maggior parte di loro non si accorge dei singoli particolari. Quello che li colpisce è l’insieme. A volte il mio ragazzo mi trova “più carina del solito”, ma non riesce a capire perché. Non serve a niente il gioco del "noti qualcosa di diverso?". Nel 98% dei casi non saprà rispondere. E partirà la serie di opzioni a raffica, calibrate di ragazza in ragazza. Così alla fissata con la parrucchiera: "ti sei fatta la piega?"; alla fashion victim: "è il dolcevita nuovo?": ma anche "hai cambiato trucco? Ti sei fatta la french manicure?", fino ad azzardare un: "il nuovo corso di pilates ti fa benissimo". No, lui non lo sa. E nemmeno vuole saperlo. Sa solo che gli piacete e per lui è più che sufficiente.
Insomma, non possiamo fare a meno degli uomini. Perché ci fanno ridere, piangere, amare. E danno quel tocco in più alla vita.Più che la classica ciliegina sulla torta direi che sono più come una bella coperta calda. A volte non riesci proprio a resistere e devi ripiegarla in fondo al letto, ma appena ti addormenti e il corpo perde calore vai a tentoni, al buio, a ricercarla.
lunedì 3 agosto 2009
Siamo donne (parte I)
E non potrei neppure fare a meno dei sorrisi che scambio con un bambino che mi saluta da una macchina e del sorprendermi ogni volta che mi ritrovo a guardare in alto e mi ricordo che in cielo ci sono le nuvole
“Siamo donne. Oltre alle gambe c’è di più”. Eccome se c’è. E per una volta, lasciando da parte per un momento l’aspetto intellettuale, che non ho dubbi nel definire meraviglioso, mi voglio concentrare su quello fisico. Perché non c’è niente da fare. Le donne sono più belle degli uomini. Di quella bellezza pulita ed armoniosa che non si ritrova che in natura. Le linee morbide e sinuose. Il segno della vita, le mani delicate, il peso del seno. Quel movimento morbido che scolpisce i capelli, corti o lunghi che siano, e che non si ritrova in un nessun uomo.
E forse è proprio per questo che a noi l’uomo, quell’essere così diverso da noi, già solo a guardarlo, piace così tanto. Per essere chiara, non sono una che inneggia a “l’omo ha da puzzà”, però quel tocco di brutalità a me non dispiace, anzi. Per lo meno, nel mio uomo. Non sono attratta da ragazzi dalla figura esile e magrolina. Mi piacciono spalle larghe e una schiena che sembra un’autostrada a tre corsie. L’“uomo toro”, come lo chiama la mia amica Elena. Non si può proprio dire che sia una da Orlando Bloom. Sono una ragazza da Clive Owen.
L’unico momento in cui mi piacerebbe essere un uomo sarebbe per poter provare quel senso di protezione nei confronti della mia donna. Mamma, figlia, sorella, amata che sia. Perché l’istinto della mamma, della chioccia, è sicuramente più conosciuto. Direi proverbiale. Non ho mai sentito parlare dell’istinto materno, appunto, del gallo cedrone. Eppure c’è. Ed é potente. È quello che li vuole far essere all’altezza della compagna, che li fa preoccupare se guadagnano meno di lei (non può essere solo orgoglio…) e che da piccoli li porta a picchiare il vicino di banco che offende una donna della sua famiglia. Guai poi a chi tocca la mamma. Ma questa è tutta un’altra storia. Prima dicevo che c’è un solo motivo per cui mi piacerebbe essere un uomo. Non era del tutto vero. Mi piacerebbe anche poter fare pipì senza farne una questione di stato.
giovedì 30 luglio 2009
In macchina con Viky: "da sola al bar"
In una delle nostre chiacchierate infinite in macchina con Viky, ci siamo ritrovate a parlare di una situazione banale, che però non mi ero mai fermata seriamente a considerare: stare da sole al bar.
Premessa. Sono una persona che ama stare da sola. Apprezzo il suono dei miei pensieri in testa(a volte parlo anche da sola), mi piace godermi un bel film sul mio divano o perdermi per ore fra le pagine di un libro. Stessa cosa per lo stare su una spiaggia al tramonto.
Ci sono dei momenti in cui, invece, faccio proprio fatica a non avere compagnia. L’esempio del bar è quello che calza meglio.
Al contrario di un cinema -molte mie amiche inorridiscono all’idea di una serate da sole al cinema, cosa che invece io ho sperimentato- il contesto del bar ti espone completamente. Ti mette a nudo. Non c’è uno scopo condiviso che ti “costringe” a stare lì(guardare il film) e, senza la sala buia, sei sotto gli occhi di tutti.
Non sapevo di avere un problema da sindrome-da-cappuccino-solitario finché, non molto tempo fa, sono stata in un bar in centro. Avevo un po’ di tempo, così avevo deciso di mettermi seduta a un tavolo e di gustarmi in pace il mio latte macchiato, sfogliando un libro o una rivista. E qui sta la chiave del discorso. Apro la mia maxi bag e…niente. Niente libro, niente giornale, niente scontrini, niente volantini dati per strada. Non avevo niente, ma proprio niente da leggere. Nessuno scudo che mi separasse dalle altre persone. Non aveva neppure il cellulare.
Mi guardavo attorno, perplessa. Sentivo già che qualcosa non andava. Poi è successo. Guardo a destra, poi a sinistra. A tutti gli altri tavoli almeno due o tre persone. Nessuno era seduto da solo.
All’improvviso avevo l’impressione che tutti mi stessero guardando. Ero imbarazzata dal mio stesso atteggiamento. Ero come le donnette che dico di non sopportare. Ma non potevo proprio farci niente.
Finché, come un faro nella notte, è arrivata lei. Una ragazza. Da sola. La vedo. Si siede al tavolo di fronte al mio. Da sola! Il mio cuore a quel punto stava già recuperando battiti. Avevo appena accennato un sorriso compiaciuto quando, passo dopo passo, è arrivata una sua amica. Si avvicina, come in una scena al rallentatore di un film scadente e si siede accanto a lei.
Non ho potuto trattenere una risata. A quel punto, davvero tutti mi stavano guardando. Ma non mi importava più.
È strano come, delle volte, perdi di vista quello che sei. Fortunatamente succede che basti poco per ricordartelo.
Adesso mi capita ancora di andare da sola la bar, ma mi devo sforzare per non tirare fuori il libro che tengo sempre in borsa. E non posso fare a meno di ridere.
Discorsi da macchina
lunedì 27 luglio 2009
Orgasmo di sonno
Poi succede. Lo senti: ti stai addormentando. Ed è un momento da sogno, un misto fra un lento svenimento e una momentanea perdita di conoscenza. Ti ci lasci cullare e lo senti salire, come un orgasmo. Senti che i sensi ti abbandonano e che sei in balia di quella parte di te che, a parer mio, di cose ne sa parecchie. Perché di notte, quando dormi, tutto ti sembra –issimo. Tutto troppo semplice o tutto troppo complesso. Di notte escono fuori tutte le tue paure, le tue ansie più profonde, ma anche quei buoni propositi che spariscono al primo raggio di sole. E se piove o nevica svaniscono lo stesso. Cose del tipo: "da domani sarà tutto diverso"
Questa sera per me è così. Forse è colpa del caldo, forse è l’idea per un nuovo racconto che mi si è stabilita in testa e non vuole proprio saperne di andarsene. Allora smetterò di oppormi e lascerò che il sonno mi porti via pian piano, quando gli farà più comodo.
Allora buonanotte, nella speranza di un orgasmo di sonno e di gustarmi un po’ la mia stella cadente.
martedì 21 luglio 2009
principesse Disney
lunedì 20 luglio 2009
lei
Lei vive così. Un foglio accanto al letto per appuntarsi quello che ha in testa quando si sveglia in mezzo alla notte. Una testa che lavora troppo in fretta e che a volte la rende quasi dislessica.
Le sue droghe sono l'acqua gassata e la Coca-cola, i panini prosciutto crudo e mozzarella e le fusa della sua gatta.
Scrive. Per farsi vedere un po' dentro, per portare a spasso un po' di sé, per far ridere, piangere, pensare.
Emotiva, lunatica, appassionata, leggera, viva.
Questa è lei e voglio farla conoscere anche a voi.
domenica 19 luglio 2009
Dicono di me...
"Scrive perché non può farne a meno. Scrive perché non vuole farne a meno". Come mi riconosco in queste parole;)!!!Ciao e buon lavoro!
Anonimo:
carina...con le tue parole è più facile immaginarsi tutto.
Laura:
Per te scrivere è come per me comporre poesie. La scrittura è un arte profonda, per pochi. A volte mi domando come e perchè ma non trovo risposta. Io scrivo da otto anni ho iniziato con questa frase "Per Quanto io urli e tu non mi senta io ti ascolterà sempre" e da li mi sono sentita in modo diverso e scrivo scrivo a raffica a volte e altre invece a fatto.. Mi piace molto come scrivi, mi piace molto come ti esprimi e chi legge ti assicuro ti sente. Infono è questo no? "Sentire"è la chiave giusta che fa si che le parole dipingano i sentimenti. Sentire è necessario.. come scrivere. Spero che la lettura non ti abbia annoiata Lei. Spero che mi darai di una qualche risposta, ci tengo anche ad un semplice parere.. Perchè Tu Senti.
Laura:
"Questa è lei. Scrive perché non può farne a meno. Scrive perché non vuole farne a meno. La sua è una realtà fatta di parole che scappano dalla penna e inciampano sulla tastiera di un computer. E' un gatto che miagola nel buio. Un campo di girasoli che guardano tutti nella direzione sbagliata.."Be quella che "Lei " sono anche io in questa bella presentazione. E' bello questo angolo che tu "Lei" hai costruito.. :)
Andrea:
Ciao "Lei" (in attesa di avere qualche informazione in più userò questonome :) ) e grazie della richiesta... ho dato un'occhiata al tuo blog. Devo dire che, pur con le dovute differenze di genere, mi ritrovo spesso nel tuo stile di scrittura. Diretto, qualche accostamento azzardato tra le parole ogni tanto, sintetico ma completo.Felice di poter condividere con altri il magico momento della scrittura.
G*:
Credo che tu non smetterai mai di viaggiare..e questo ci piace!
Anonimo:
Alla fine leggerti sarà di nuovo un'emozione.
Martina:
...carpire un'emozione è così difficile...descriverla quasi impossibile...Veramente incredibile come riesco a immedesimarmi nelle tue parole.