Il cuore mi rimbalza nel petto.
Non riesco a dormire.
Forse perché ho troppi pensieri.
Quello che fa più male è il senso di inquietudine. L'idea che ti manchi qualcosa.
La notte è menzognera. Ti confonde, ti logora. Ti fa perdere nel silenzio di luce.
Non ti indica la strada.
Mi basterebbe smettere di pensare, almeno per un minuto. 60 secondi di inesorabile vuoto.
Alla ricerca di un'assenza. O forse di una presenza.
Non mi spengo.
Ci provo, ma non mi spengo.
lunedì 31 agosto 2009
giovedì 27 agosto 2009
That's amore( o quasi...)
Sono davanti alla televisione, i capelli che sembrano un campo di battaglia. Zapping selvaggio. Mi fermo su MTV. C'è "That's amore", reality americano, con uno dei corteggiatori dell'altro super trash "A shot at love with Tila Tequila".
15 ragazze americane cercano con tutti i mezzi necessari di conquistare il protagonista, Domenico, italiano trasferitosi chissà quando negli Usa. Classico format: un uomo, molte donne pronte a cimentarsi in prove fuori dall'ordinario per portarsi a casa lui e un ben poco scintillante bottino di finta popolarità. Ora, quello che voglio dire, è che una di loro si trova in un confessionale stile Grande Fratello. Solo che dal soffitto pendono salami, prosciutti e mortadelle. Per far arrivare le notizie delle prove che dovranno sostenere, nella villa(fastosa, piena di finte statue greche e romane in calcestruzzo e con luci abbaglianti sulla facciata che riproducono la bandiera italiana) viene recapitato un cartone di pizza. Assurdo. E' così che ci vedono all'estero? E soprattutto, visto che Domenico è italiano, è davvero così che vogliamo farci vedere? Vogliamo perpetuare lo stereotipo di quelli tutti pizza e mandolino? Imbarazzante. Eppure, per quanto mi risulta, siamo stati noi ad insegnare l'eleganza al mondo. Roma, Firenze, Venezia, solo per dirne alcune. Delle volte, mentre vado all'università, mi sorprendo ad alzare gli occhi in piazza del duomo e a pensare a cosa può provare un turista che la vede per la prima volta. Ma per noi è tutto così normale, tutto dato per scontato.
Ma non fateci caso è solo lo sfogo delle 23.33.
D'altronde non ho potuto farne a meno di fronte a questo spettacolo...
domenica 23 agosto 2009
L'ultimo arrivato
Versilia.
Un bagno come tanti.
Sole a picco.
Sono sdraiata sul lettino a riposarmi. Accanto a me un capannello di uomini. Li conosco tutti. Sono un po’ l’arredamento di quando vengo al mare qui. Tutti amici di mio padre. Passano le ore a parlare sotto l’ombrellone del padrone di casa di turno (alla faccia di chi dice che le donne sono pettegole).
Quest’anno, quando sono arrivata, a sorpresa mi sono accorta che ce n’era uno nuovo. Lo chiamerò R.
Conoscendo il resto del gruppo mi immaginavo che R. sarebbe rimasto escluso, un po’ come quei bambini che vedi in disparte ai giardinetti pubblici.
Niente di più sbagliato. Dopo mezza giornata rideva e scherzava con disinvoltura con tutti gli altri. Sicuro di sé, passa da un ombrellone all’altro, attaccando bottone con persone conosciute da 24 ore.
Adesso è uno di loro.
Detto questo, mi giro dall’altra parte della spiaggia e mi metto a osservare l’altra metà della storia. Le donne: mia mamma e le sue amiche. Alcune leggono delle riviste, altre parlottano fra loro. Una sta uscendo, modello sirenetta, da un’acqua tutt’altro che caraibica. “Ci sarà anche la moglie di R.”, mi dico.
Niente da fare.
È da sola, soltanto un paio di ombrelloni più lontano. Che delusione. E io che ci speravo. Mai una volta che i fatti mi smentissero.
Però una cosa a nostro favore la devo dire. Al contrario degli uomini noi non abbiamo facili argomenti di conversazione. O comunque non ne abbiamo uno equivalente al calcio. L’altro giorno non si parlava che del Trofeo Berlusconi.
“Diego ha fatto una grande partita!”.
E ancora: “Nesta è un Signor Difensore!!”.
Intanto la signora R. è sempre da sola col suo libro. Mi piacerebbe andare a dirle qualcosa. Ma non saprei da che parte iniziare.
Chissà che non funzioni dirle che Pirlo ha una bella “visione di gioco” o che Zambrotta non ha “dato profondità alla squadra”.
Un bagno come tanti.
Sole a picco.
Sono sdraiata sul lettino a riposarmi. Accanto a me un capannello di uomini. Li conosco tutti. Sono un po’ l’arredamento di quando vengo al mare qui. Tutti amici di mio padre. Passano le ore a parlare sotto l’ombrellone del padrone di casa di turno (alla faccia di chi dice che le donne sono pettegole).
Quest’anno, quando sono arrivata, a sorpresa mi sono accorta che ce n’era uno nuovo. Lo chiamerò R.
Conoscendo il resto del gruppo mi immaginavo che R. sarebbe rimasto escluso, un po’ come quei bambini che vedi in disparte ai giardinetti pubblici.
Niente di più sbagliato. Dopo mezza giornata rideva e scherzava con disinvoltura con tutti gli altri. Sicuro di sé, passa da un ombrellone all’altro, attaccando bottone con persone conosciute da 24 ore.
Adesso è uno di loro.
Detto questo, mi giro dall’altra parte della spiaggia e mi metto a osservare l’altra metà della storia. Le donne: mia mamma e le sue amiche. Alcune leggono delle riviste, altre parlottano fra loro. Una sta uscendo, modello sirenetta, da un’acqua tutt’altro che caraibica. “Ci sarà anche la moglie di R.”, mi dico.
Niente da fare.
È da sola, soltanto un paio di ombrelloni più lontano. Che delusione. E io che ci speravo. Mai una volta che i fatti mi smentissero.
Però una cosa a nostro favore la devo dire. Al contrario degli uomini noi non abbiamo facili argomenti di conversazione. O comunque non ne abbiamo uno equivalente al calcio. L’altro giorno non si parlava che del Trofeo Berlusconi.
“Diego ha fatto una grande partita!”.
E ancora: “Nesta è un Signor Difensore!!”.
Intanto la signora R. è sempre da sola col suo libro. Mi piacerebbe andare a dirle qualcosa. Ma non saprei da che parte iniziare.
Chissà che non funzioni dirle che Pirlo ha una bella “visione di gioco” o che Zambrotta non ha “dato profondità alla squadra”.
sabato 22 agosto 2009
...
Ingoiami
in questa notte.
E il vento caldo su di noi.
E le stelle sopra di noi…
L’angelo del tempo, assonnato, si smarrisce.
Fiocchi di luna sulla mia pelle d’ebano.
E noi.
Come quel sogno che al mattino si dissolve,
come creta malleabile e ardente, noi.
Nell’anima un sussulto che muore sulle labbra,
un lontano e indefinibile profumo di vaniglia.
Il bisbiglìo del mare accarezza il nostro abbraccio.
E la sabbia bianca sotto di noi.
E le stelle sopra di noi.
Nel cuore il ricordo che
nella mente trasfigura.
Sul collo, placido, il tuo respiro.
mercoledì 5 agosto 2009
Siamo donne (parte II)
Sono una delle sostenitrici del fatto che gli uomini sono stati inventati per semplificarci ed alleggerirci la vita. Non nel senso di farci portare le borse della spesa o aprire i barattoli, ma proprio nel senso di mitigare le tensioni. Ora, non per dire, ma vi immaginate un mondo interamente popolato da donne? Siamo meravigliose, ma prese a piccole dosi. Per questo, gruppi numerosi di ragazze che escono insieme sono rari. Per adesso il massimo che ho raggiunto è stato cinque, a tratti sei.
Il problema più grande delle donne non solo gli uomini, ma le donne stesse. Non mi stancherò mai di dire che se solo ci fosse più solidarietà femminile potremmo conquistare il mondo. Una sera durante una cena fra amiche ci siamo messe a guardare un programma in televisione. Non ricordo esattamente quale, non è questo l’importante. Quello che mi ha colpito veramente quella sera è stato il commento della ragazza seduta accanto a me che quando ha visto uscire la presentatrice (bellissima e ben vestita) ha esordito con un: "chissà quella chi si è portata a letto per arrivare fin lì". Sono rimasta di sasso. Se non l’avessi conosciuta personalmente avrei pensato che fosse un uomo travestito. Come possiamo pretendere che ci prendano sul serio se noi stesse la pensiamo così? Terribile. Come quando in una stanza entra una bella ragazza e le altre, fidanzate e non, la squadrano con uno sguardo di ghiaccio alla "ma chi si crede di essere?".
Per questo ci servono gli uomini. Senza pretesa di conoscerli uno per uno, permettetemi di generalizzare. Gli uomini sono più semplici, il che non vuol dire più stupidi, semplicemente sono più diretti. Non sapete quanto l’apprezzo. Niente strategie, niente frecciate alle spalle, niente mezzi sorrisi. Sa hanno qualcosa da dire se lo dicono in faccia ed è più facile che ci scappi una scazzottata piuttosto che un pettegolezzo al telefono o, meglio, sulla chat di facebook.
Questo l’ho imparato soprattutto dai miei amici maschi. Mi piace parlare con loro. Scopro sempre un sacco di cose interessanti. Tipo che, a sorpresa, alla bellona impomatata preferiscono una ragazza col cerchietto in jeans e maglietta e che, questa non è una novità, la maggior parte di loro non si accorge dei singoli particolari. Quello che li colpisce è l’insieme. A volte il mio ragazzo mi trova “più carina del solito”, ma non riesce a capire perché. Non serve a niente il gioco del "noti qualcosa di diverso?". Nel 98% dei casi non saprà rispondere. E partirà la serie di opzioni a raffica, calibrate di ragazza in ragazza. Così alla fissata con la parrucchiera: "ti sei fatta la piega?"; alla fashion victim: "è il dolcevita nuovo?": ma anche "hai cambiato trucco? Ti sei fatta la french manicure?", fino ad azzardare un: "il nuovo corso di pilates ti fa benissimo". No, lui non lo sa. E nemmeno vuole saperlo. Sa solo che gli piacete e per lui è più che sufficiente.
Insomma, non possiamo fare a meno degli uomini. Perché ci fanno ridere, piangere, amare. E danno quel tocco in più alla vita.Più che la classica ciliegina sulla torta direi che sono più come una bella coperta calda. A volte non riesci proprio a resistere e devi ripiegarla in fondo al letto, ma appena ti addormenti e il corpo perde calore vai a tentoni, al buio, a ricercarla.
Il problema più grande delle donne non solo gli uomini, ma le donne stesse. Non mi stancherò mai di dire che se solo ci fosse più solidarietà femminile potremmo conquistare il mondo. Una sera durante una cena fra amiche ci siamo messe a guardare un programma in televisione. Non ricordo esattamente quale, non è questo l’importante. Quello che mi ha colpito veramente quella sera è stato il commento della ragazza seduta accanto a me che quando ha visto uscire la presentatrice (bellissima e ben vestita) ha esordito con un: "chissà quella chi si è portata a letto per arrivare fin lì". Sono rimasta di sasso. Se non l’avessi conosciuta personalmente avrei pensato che fosse un uomo travestito. Come possiamo pretendere che ci prendano sul serio se noi stesse la pensiamo così? Terribile. Come quando in una stanza entra una bella ragazza e le altre, fidanzate e non, la squadrano con uno sguardo di ghiaccio alla "ma chi si crede di essere?".
Per questo ci servono gli uomini. Senza pretesa di conoscerli uno per uno, permettetemi di generalizzare. Gli uomini sono più semplici, il che non vuol dire più stupidi, semplicemente sono più diretti. Non sapete quanto l’apprezzo. Niente strategie, niente frecciate alle spalle, niente mezzi sorrisi. Sa hanno qualcosa da dire se lo dicono in faccia ed è più facile che ci scappi una scazzottata piuttosto che un pettegolezzo al telefono o, meglio, sulla chat di facebook.
Questo l’ho imparato soprattutto dai miei amici maschi. Mi piace parlare con loro. Scopro sempre un sacco di cose interessanti. Tipo che, a sorpresa, alla bellona impomatata preferiscono una ragazza col cerchietto in jeans e maglietta e che, questa non è una novità, la maggior parte di loro non si accorge dei singoli particolari. Quello che li colpisce è l’insieme. A volte il mio ragazzo mi trova “più carina del solito”, ma non riesce a capire perché. Non serve a niente il gioco del "noti qualcosa di diverso?". Nel 98% dei casi non saprà rispondere. E partirà la serie di opzioni a raffica, calibrate di ragazza in ragazza. Così alla fissata con la parrucchiera: "ti sei fatta la piega?"; alla fashion victim: "è il dolcevita nuovo?": ma anche "hai cambiato trucco? Ti sei fatta la french manicure?", fino ad azzardare un: "il nuovo corso di pilates ti fa benissimo". No, lui non lo sa. E nemmeno vuole saperlo. Sa solo che gli piacete e per lui è più che sufficiente.
Insomma, non possiamo fare a meno degli uomini. Perché ci fanno ridere, piangere, amare. E danno quel tocco in più alla vita.Più che la classica ciliegina sulla torta direi che sono più come una bella coperta calda. A volte non riesci proprio a resistere e devi ripiegarla in fondo al letto, ma appena ti addormenti e il corpo perde calore vai a tentoni, al buio, a ricercarla.
lunedì 3 agosto 2009
Siamo donne (parte I)
Sono una ragazza. E l’adoro. Non vorrei mai essere un uomo. Non che abbia qualche tipo di avversione verso di loro- niente di più falso!- ma mi diverto troppo così. Mi piacciono i vestiti svolazzanti, le scarpe col tacco alto, il costume a due pezzi, anche le confezioni colorate degli assorbenti. Ma soprattutto adoro quel groviglio di pensieri che è la mia testa. I miei sogni, le lacrime che devo scacciare quando mi arrabbio, il mio modo tutto particolare di attraversare la vita, non li cambierei per niente al mondo.
E non potrei neppure fare a meno dei sorrisi che scambio con un bambino che mi saluta da una macchina e del sorprendermi ogni volta che mi ritrovo a guardare in alto e mi ricordo che in cielo ci sono le nuvole
“Siamo donne. Oltre alle gambe c’è di più”. Eccome se c’è. E per una volta, lasciando da parte per un momento l’aspetto intellettuale, che non ho dubbi nel definire meraviglioso, mi voglio concentrare su quello fisico. Perché non c’è niente da fare. Le donne sono più belle degli uomini. Di quella bellezza pulita ed armoniosa che non si ritrova che in natura. Le linee morbide e sinuose. Il segno della vita, le mani delicate, il peso del seno. Quel movimento morbido che scolpisce i capelli, corti o lunghi che siano, e che non si ritrova in un nessun uomo.
E forse è proprio per questo che a noi l’uomo, quell’essere così diverso da noi, già solo a guardarlo, piace così tanto. Per essere chiara, non sono una che inneggia a “l’omo ha da puzzà”, però quel tocco di brutalità a me non dispiace, anzi. Per lo meno, nel mio uomo. Non sono attratta da ragazzi dalla figura esile e magrolina. Mi piacciono spalle larghe e una schiena che sembra un’autostrada a tre corsie. L’“uomo toro”, come lo chiama la mia amica Elena. Non si può proprio dire che sia una da Orlando Bloom. Sono una ragazza da Clive Owen.
L’unico momento in cui mi piacerebbe essere un uomo sarebbe per poter provare quel senso di protezione nei confronti della mia donna. Mamma, figlia, sorella, amata che sia. Perché l’istinto della mamma, della chioccia, è sicuramente più conosciuto. Direi proverbiale. Non ho mai sentito parlare dell’istinto materno, appunto, del gallo cedrone. Eppure c’è. Ed é potente. È quello che li vuole far essere all’altezza della compagna, che li fa preoccupare se guadagnano meno di lei (non può essere solo orgoglio…) e che da piccoli li porta a picchiare il vicino di banco che offende una donna della sua famiglia. Guai poi a chi tocca la mamma. Ma questa è tutta un’altra storia. Prima dicevo che c’è un solo motivo per cui mi piacerebbe essere un uomo. Non era del tutto vero. Mi piacerebbe anche poter fare pipì senza farne una questione di stato.
E non potrei neppure fare a meno dei sorrisi che scambio con un bambino che mi saluta da una macchina e del sorprendermi ogni volta che mi ritrovo a guardare in alto e mi ricordo che in cielo ci sono le nuvole
“Siamo donne. Oltre alle gambe c’è di più”. Eccome se c’è. E per una volta, lasciando da parte per un momento l’aspetto intellettuale, che non ho dubbi nel definire meraviglioso, mi voglio concentrare su quello fisico. Perché non c’è niente da fare. Le donne sono più belle degli uomini. Di quella bellezza pulita ed armoniosa che non si ritrova che in natura. Le linee morbide e sinuose. Il segno della vita, le mani delicate, il peso del seno. Quel movimento morbido che scolpisce i capelli, corti o lunghi che siano, e che non si ritrova in un nessun uomo.
E forse è proprio per questo che a noi l’uomo, quell’essere così diverso da noi, già solo a guardarlo, piace così tanto. Per essere chiara, non sono una che inneggia a “l’omo ha da puzzà”, però quel tocco di brutalità a me non dispiace, anzi. Per lo meno, nel mio uomo. Non sono attratta da ragazzi dalla figura esile e magrolina. Mi piacciono spalle larghe e una schiena che sembra un’autostrada a tre corsie. L’“uomo toro”, come lo chiama la mia amica Elena. Non si può proprio dire che sia una da Orlando Bloom. Sono una ragazza da Clive Owen.
L’unico momento in cui mi piacerebbe essere un uomo sarebbe per poter provare quel senso di protezione nei confronti della mia donna. Mamma, figlia, sorella, amata che sia. Perché l’istinto della mamma, della chioccia, è sicuramente più conosciuto. Direi proverbiale. Non ho mai sentito parlare dell’istinto materno, appunto, del gallo cedrone. Eppure c’è. Ed é potente. È quello che li vuole far essere all’altezza della compagna, che li fa preoccupare se guadagnano meno di lei (non può essere solo orgoglio…) e che da piccoli li porta a picchiare il vicino di banco che offende una donna della sua famiglia. Guai poi a chi tocca la mamma. Ma questa è tutta un’altra storia. Prima dicevo che c’è un solo motivo per cui mi piacerebbe essere un uomo. Non era del tutto vero. Mi piacerebbe anche poter fare pipì senza farne una questione di stato.
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